Guai a Torino!

don Bosco ci parla:
«Maria Ausiliatrice è un terribile patrocinio: terribile per quelli che vogliono opporsi all’opera sua, ma onnipotente per coloro che si tengono sotto il suo manto» XV,666
 
14. Guai a Torino!
Don Bosc quadro 005Tra i giovani dell'Oratorio v'era un certo Gabriele Fassio tredicenne, di illibati costumi e di grande pietà. Don Bosco ne aveva grande stima, e spesso esclamava: – Oh quanto è buono!… Ma presto morrà! E fu profeta.
Caduto ammalato e ridotto agli estremi, dopo aver ricevuto tutti i conforti religiosi, come ispirato dall'alto, si pose a gridare:
Guai a Torino!… Guai a Torino!
Ai compagni che l'assistevano e che domandarono il perché di quel guai, rispose:
Un orribile terremoto!
Quando sarà?
Il 26 aprile… Guai a Torino!
Che cosa dobbiamo fare?
Pregare san Luigi che protegga l'Oratorio e quelli che lo abitano.
Poco dopo moriva santamente, e i giovani dell'Orato­rio presero ad aggiungere alle orazioni del mattino e della sera un Pater, Ave, Gloria ad onore di san Luigi, con la invocazione: « Ab omni malo libera nos, Domine ».
Venne il 26 aprile 1852. Sul mezzogiorno, un rombo tremendo, udito a quindici miglia all'intorno, faceva tra­ballare la città, sgangherando usci e porte e finestre, e non lasciando un vetro intatto.
Era scoppiata la polveriera, e poco mancò che ridu­cesse Torino in un cumulo di rovine.
La casa dell'Oratorio, che distava appena 500 metri dalla polveriera, restò intatta, ed i giovani, fuggiti nelle vie e nei prati vicini, furono tutti salvi. Don Bosco fece stampare un'immagine ricordo, nel cui sfondo si vedevano la città di Torino e la polveriera in fiamme, in alto la Vergine della Consolata, e sul davanti giovani inginoc­chiati, rivolti a Maria. Sotto, si leggeva questa strofa:
Noi dalle accese polveri
Per tua mercé scampati
Ai piedi tuoi, gran Vergine,
Grazie rendiam prostrati.
 
Il Santo e i suoi giovani, cantando sovente questa lode, finivano con un grido di Evviva alla Vergine Ausi­liatrice che li aveva scampati da un tanto pericolo.
 
paolo sacchiTorino, 26 aprile 1852 sono le 11 e tre quarti, un giorno come gli altri, la città da ore era in piena attività, carri e persone correvano frenetici tra le vie del Borgo Dora. La tranquillità venne però di colpo squarciata da una esplosione violentissima dovuta al funzionamento difettoso di una macchina, una scintilla, fu questa l’origine dell’incendio che travolse un laboratorio all’interno della Fabbrica della Polveriera, costruita nel 1858 e situata nei pressi del cimitero di San Pietro in Vincoli. Fu un attimo, il fuoco si propagò rapido, investì i magazzini vicini, all’interno dei quali erano stipate le polveri da mine e da caccia. L’epilogo fu drammatico, la polveriera scoppiò, l’esplosione travolse le case vicine e molti edifici vennero distrutti.
Una densa nuvola di fumo come un funereo manto si stese sopra tutta Torino, le tolse la vista del sole e la riempì di terrore. Il pericolo maggiore -che portò anche all’intervento concreto di Don Bosco, il quale si precipitò tempestivamente sul luogo per fornire soccorso e speranza- era  rappresentato dalla possibile esplosione del terzo magazzino. Chi mai avrebbe potuto salvare Torino, se non Maria. Una testimonianza tra tutte è rappresentata dall’operato del sergente foriere Paolo Sacchi da Voghera, capo degli operai addetti alla fabbrica, nonostante la situazione di panico dilagante, corse al terzo magazzino che stava per essere invaso dalle fiamme: prese una coperta ormai intaccata e invocò la Madonna, “O Madonna Consolata a Voi mi affido, aiutatemi”. Dopo entrò nel magazzino e riuscì ad evitare il peggio. Così in quel terribile e scuro giorno,Torino venne salvata dall’intervento di Maria, e dal gesto eroico di un uomo che a Lei si rivolse, e che finchè rimase in vita, ogni sabato la andava a pregare con devozione.
All’epoca, l’oratorio Valdocco si trovava a soli 500 metri dalla polveriera, Don Bosco quel giorno, era intento a sistemare degli oggetti per una lotteria di beneficienza; al secondo scoppio, immaginò cosa fosse accaduto, si affrettò per accertarsi delle condizioni dei suoi ragazzi. Ma non si fermò lì e nonostante la madre cercò in tutti i modi di fermarlo iniziò a correre, correre come solo Don Bosco, nella sua vita sapeva fare per aiutare coloro che erano rimasti vittima di quella terribile sciagura. La gente intanto accorreva a raccolta nell’attuale piazza di Maria Ausiliatrice, pregavano, facevano voti e promesse a Maria affinchè la situazione potesse rientrare al più presto. Maria, proprio lei è il comun denominatore di questo episodio storico.
 
 
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