«Ogni pietra, una grazia»

don Bosco ci parla:
Ecco quello che dobbiamo fare noi nella festa di Maria Ausiliatrice: ripulire i nostri cuori con buone confessioni e offrirli, anzi attaccarli a Maria SS.ma, perché stiano sempre vicino a Gesù, e ciò ottenere con frequenti e fervorose Comunioni. XIII,412
 
24. «Ogni pietra, una grazia»
 
24_con ausiliatriceRIDNel sogno fatto nella notte del 12 ottobre 1844, quando l'Ora­torio stava cominciando le sue migrazioni, la Signora gli aveva in­dicato un «campo seminato a granturco e patate», e don Bosco aveva visto «una chiesa alta e stupenda», tra un «numero di agnelli grandissimo».
Passarono 18 anni e don Bosco aveva sempre tenuto d'occhio quel campo che si estendeva oltre il muro di cinta del suo Oratorio.
Una sera del dicembre 1862, Paolino Albera (un giovane salesiano di 17 anni) si sentì confidare da don Bosco:
Ho confessato tanto e… quasi non so che cosa abbia detto o fatto… Mi preoccu­pava un'idea. Pensavo: La nostra chiesa è troppo piccola; i giova­ni vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, che sia magnifica. Le daremo il ti­tolo: Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Io non ho un soldo, non so dove prendere il denaro, ma ciò non importa. Se Dio lo vuole si farà. »
Giovanni Cagliero ricordava che nello stesso 1862 don Bosco gli aveva confidato che «meditava l'erezione di una chiesa gran­diosa e degna della Vergine SS. »
Soggiungeva:
I tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Ver­gine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana. Maria SS. è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle nostre opere.
Un particolare sconcertante: in quel 1862 don Bosco non pos­sedeva nemmeno il «campo seminato a granturco e patate». Ma lo comprò nel 1863 con quattromila lire arrivate all'improvviso. Don Bosco lo fece subito cintare di assi, pregò l'ingegnere Anto­nio Spezia di studiare il progetto, e con il fascio di disegni si pre­sentò alle autorità municipali per avere il permesso di edificare.
Avuta l'approvazione di massima per il progetto, don Bosco chiamò il giovane economo della Congregazione, don Angelo Sa­vio, e gli disse che poteva far iniziare gli scavi.
Ma don Bosco, come farò?
Gli rispose preso dal panico il giovane prete:
Si tratta di una chiesa molto grande e molto costosa. Stamane non avevamo in casa di che pagare le lettere spe­dite alla posta.
E don Bosco:
Quando mai abbiamo cominciato un'opera avendo già i de­nari pronti? Bisogna bene lasciar fare qualcosa alla Divina Prov­videnza!.
Come impresario e capomastro della grande chiesa, don Bo­sco chiamò Carlo Buzzetti, il ragazzo accolto da don Bosco nei primi giorni dell'Oratorio, insieme a Bartolomeo Garelli. Solo lui, che aveva visto crescere tutto dal nulla, poteva fidarsi di don Bo­sco. Quando quello strano prete, come primo acconto, gli rove­sciò nelle mani il borsellino e ne uscirono otto miseri soldi di rame (due euro oggi), solo lui poté credere alle parole che accom­pagnarono quei centesimi: «Stai tranquillo. La Madonna penserà a far arrivare il denaro conveniente per la sua chiesa. Io non ne sarò che il cassiere».
La Madonna ci pensò davvero. Ma per farlo arrivare si servì di molte grazie e di tutto il sudore di don Bosco.
Il grandioso santuario di Maria Aiuto dei Cristiani fu consa­crato il 9 giugno 1868. Era costato 890.000 lire (4 milioni di Euro circa oggi!). Quando l'Arcivescovo sali l'altare per la prima Messa c'erano 1200 giovani che l'affollavano. Don Bosco si guardò in­torno e disse: «Ogni pietra di questa chiesa è una grazia della Ma­donna»
 
 
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