Genitori primi catechisti

La casa: luogo dove si cresce in età sapienza e grazia
 
3-Genitori-primi-catechisti “Si chiede, perciò, ai genitori anzitutto di creare in casa un ambiente di fede vissuta nell'amore, nell'unità e nel dialogo tra coniugi e con i figli”. E’ il compito affidato ai genitori dal Progetto Catechistico Parrocchiale. Un compito impegnativo che nasce dal riconoscere i genitori come primi e fondamentali catechisti dei loro figli.
Ed è quanto ci testimonia la famiglia di Nazareth. Di Gesù si dice, dopo che è stato ritrovato dodicenne nel tempio di Gerusalemme, che "partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. E la madre custodiva nel suo cuore tutte queste cose. E Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini" (Lc 2, 51-52). Trenta anni di “vita nascosta” nella casa di Giuseppe e Maria. Non ci sono miracoli o guarigioni, non sono riportate predicazioni, non si vedono folle che accorrono; tutto accade “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia famiglia israelita, che viveva del lavoro delle proprie mani. Anni che ci dicono e ricordano che la vita di fede non è estranea alla vita della famiglia.
E’ invito a far diventare la famiglia, la nostra casa, una “chiesa domestica”, cioè il luogo dove Cristo agisce, è presente. Luogo in cui Gesù guarisce, parla, conforta, fa il bene, salva…; il luogo dove i figli possono crescere in età, sapienza e grazia.
Chiesa domestica, perché è il luogo in cui c’è il bene, è quindi c’è Dio. C’è il perdono, l’accoglienza, il volersi bene, l’attenzione alle persone…
E’ la Chiesa diffusa nelle case, il cui punto di riferimento è il papà e la mamma. E’ la Chiesa di tutte le ore della settimana, della ferialità, dell’ordinario che si fa straordinario.
Quando al mattino o alla sera, a mezzogiorno o prima dei pasti tu genitore inviti a pregare, fai il segno della croce e inviti a ringraziare Dio, a chiedere l’aiuto per la giornata o a chiedere perdono… ecco tu genitore sei Gesù Sacerdote nella tua casa.
Quando per l’ennesima volta cerchi di correggere tuo figlio e lo fai senza lasciarti vincere dal nervosismo, ma continuamente ti preoccupi di lui che cresca bene… in quel momento tu sei Gesù che parla oggi, che parla nella tua casa. Sei Gesù maestro, Parola di Vita. Gesù sta parlando per mezzo di te.
Quando c’è stata un’incomprensione, una lite, col tuo coniuge e a tempo opportuno riprendi il discorso senza lasciarti vincere dallo spirito di rivincita; cerchi un dialogo, fai il primo passo, ti metti in ascolto… ebbene, quando riesci a ricreare l’armonia e alla fine tornate a sorridervi e a perdonarvi, a guarire le vostre ferite… ecco stato Gesù che compie il miracolo della guarigione. Sei Gesù Salvatore.
Quando tra gli amici o vicini o parenti, c’è una particolare difficoltà e riesci con tatto ad avvicinarli, a dire una parola buona, cerchi di aiutarli…; ecco in quel momento sei Gesù, buon Pastore che va in cerca della pecorella smarrita.
Ma tutto questo non si improvvisa.  Occorre nutrirsi di Dio personalmente e come famiglia. Occorre trovare un tempo adatto nella giornata così piena per Dio, per la preghiera e l’ascolto della sua Parola.  Anzitutto è importante darsi una regola: “il dovere di sedersi”. Prendersi del tempo. Se ci affidiamo allo spontaneismo, alla voglia, al “lo farò quando avrò tempo“, mi ritroverò alla fine della giornata , a non avere avuto il tempo per il Signore.
3-Genitori-primi-catechisti-2Questo è possibile! Alcuni sposi hanno deciso che il tal momento della giornata è del Signore; si leggono le letture del giorno, si sottolinea una parola, una frase, si prega insieme. A pranzo e a cena può esserci la preghiera della mensa.
Anche “l’ambiente casa“ è importante. Ci deve parlare di Dio e deve aiutarci a parlare con Dio: avere la Bibbia, segni religiosi, il crocifisso, un’immagine significativa, diventa un richiamo e uno stimolo per tutta la famiglia e per chi la frequenta.
Soprattutto una continua ricchezza proviene dall’eucaristia domenicale. Il momento più importante.
Occorre, inoltre, curare alcuni atteggiamenti. Saranno essi a parlare di Dio più delle nostre parole.
Due in particolare: amarci tra coniugi e lo “stare con i figli”, amandoli come Dio li ama e rispettando il progetto di Dio per loro.
Il primo cibo che diamo è l’amore tra di noi genitori e i nostri figli impareranno ad amare se vedranno in voi l’amore. Quando vi vede abbracciarvi teneramente state dicendo a vostro figlio: “­sai che Dio ci ama più di così, pensa che Gesù vuole stare unito a noi più di cosi”.
Vedendo nei figli non delle proprietà da possedere e da dirigere, ma doni da custodire e da curare teneramente, perché sono persone con la loro originale chiamata. Scrive il poeta Gibran: “Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri, perché essi hanno i loro pensieri. Potete cambiare i loro corpi, ma non le loro anime, perché abitano case future che neppure in sogno potete visitare”. Occorre tempo per ascoltarli per capire e per discernere i doni che formano la loro chiamata.
E’ un compito impegnativo quello che vi affida Dio, ma è un bel compito!