42 – Saggezza – Al posto di Giuda

Martedì Settimana Santa – 27 MARZO
Dalla Parola del giorno Gv 13,21-33.36-38
Uno di voi mi tradirà…

Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.

Saggezza

C’era un Sultano a cui era morto il fedele contabile, e quindi dopo aver preso consiglio dai ministri, mandò i banditori in giro per cercare un nuovo amministratore della sua ricchezza. Si presentarono diverse persone, e furono condotte alla presenza del Sultano, il quale li condusse alla camera del tesoro, e li lasciò per qualche minuto da soli. Successivamente, il Sultano richiamò gli aspiranti, e dopo aver battuto le mani, fece venire i musici, quindi disse a loro “Su, ballate!”. Tutti gli aspiranti ballavano male, con le braccia strette al petto, e lentamente: solo uno di essi saltava e danzava con vigore e piacere di ciò che faceva. Visto ciò, il Sultano chiamò i ministri e le guardie, e disse a quello che ballava “Tu sarai il mio nuovo contabile, in quanto a loro” indicando gli altri aspiranti “vengano decapitati!”. Il vizir del Sultano chiese allora “come mai è questa la vostra scelta, mio Sultano?” ed egli rispose “Vedi, mio fedele vizir, questi uomini hanno rubato l’oro dalla camera dove li ho lasciati, e così quando ballavano avevano paura che le monete nascoste cadessero” poi indicò il nuovo contabile “ma quest’uomo invece è stato fedele ed onesto, e non ha rubato: infatti lui ballava sciolto, poichè non aveva niente che lo impedisse”

Così andò che quell’uomo divenne il nuovo contabile del Sultano, e visse sempre onorato e benvoluto.

Al posto di Giuda

Lo scrittore René Bazin racconta di essere entrato una domenica in chiesa. Il sacerdote stava commentando la Parola di Dio a dei fanciulli: era il racconto della passione e c’era una grande commozione nel cuore di tutti. Chiese: “Se noi fossimo stati al posto di Giuda, vedendo Gesù morire con tanto amore, che avremmo fatto?”.

Il più piccolo dei presenti chiese di parlare e con dolce fermezza rispose: “Io, se fossi stato al posto di Giuda, anziché disperarmi, sarei corso da Gesù, gli avrei gettato le braccia al collo e gli avrei gridato: Gesù, perdonami!”.