La “Succursale”: Ieri & Oggi

Succursale-webDon Bosco era alla continua ricerca di un luogo stabile per i “suoi” ragazzi, per l’Oratorio.
Non lo aveva trovato presso la Chiesa di San Francesco d’Assisi, dove l’8 dicembre 1841, aveva incontrato Bartolomeo Garelli, piccolo muratore di Asti.  Dopo tre anni, in cui incominciò a radunare i primi ragazzi, si vide costretto ad iniziare quella "migrazione" dell'Oratorio in diversi luoghi della città: presso l'Opera della Marchesa Barolo, nel cimitero di san Pietro in Vincoli, presso i Molini di città. Ma dovunque i ragazzi sono mal sopportati per il loro chiasso. Don Bosco è sospettato di ribellione alle autorità civili e addirittura di pazzia.
 
1846-casa-moretta-WEBCasa Moretta (vedi immagine 1)
E’ il novembre del 1845, è urgente trovare un nuovo spazio per i suoi ragazzi, don Bosco riesce ad ottenere in affitto tre stanze da un buon sacerdote di nome Moretta, a cui si giungeva attraverso la stradina, ancora esistente, che si trovava tra via Cigna e piazza Maria Ausiliatrice (Gli ultimi resti di quella casa furono demoliti nell’estate del 1934.
La casa aveva cantina e stalla, nove stanze abitabili al pian terreno e per due scale di legno si saliva al piano superiore dove un lungo ballatoio dava accesso ad altre nove camere. Le stanze, prese in affitto da don Bosco e dove raccolse i suoi ragazzi, si trovavano al primo piano e guardavano verso l’attuale Rondò, e si trovavano approssimativamente nella parte dell’edificio nella quale venne innestata, nel 1889, l’attuale chiesa “Succursale” della Parrocchia.
A ricordo della vecchia casa che ospitò don Bosco, nella chiesa “Succursale” si trova ancora una lapide, che ricorda la permanenza di quel primo Oratorio.
CasaMoretta-WebDon Bosco con i suoi ragazzi passò circa quattro mesi in casa Moretta. Lo spazio era molto ridotto, ma il clima era sereno, per aver trovato per quell’inverno un luogo dove potersi raccogliere. Purtroppo mancava la Cappella e quindi si continuò ad andare in qualche chiesa pubblica nelle vicinanze, specialmente alla Consolata. Qui si ripresero con fervore i Catechismi ed iniziarono le prime scuole serali. Nelle sue Memorie don Bosco scrisse: «Si ritenga che le prime scuole serali attuate in Torino furono quelle che nel novembre del 1845 vennero aperte in casa Moretta. Non si poterono ricevere che 200 allievi in tre camere o classi».
 
Prato Filippi (vedi immagine 1)
Avvicinandosi la primavera del 1846, gli inquilini della casa Moretta, disturbati dal chiasso dei giovani, fecero tali rimostranze al proprietario che obbligarono don Bosco e i giovani dell’Oratorio a sloggiare ancora una volta.
Don Bosco affittò allora dai fratelli Filippo il prato, cinto da una siepe, che si trovava tra casa Moretta e l’attuale via Cigna. Nel prato c’era una vecchia baracca in cui si deponevano gli strumenti dei giochi. Era il marzo del 1846.
Don Bosco si trovò così all’aperto, senza una casa, senza un riparo, solo con una stuolo di giovani, i quali non lo abbandonavano, ma si strinsero ancor più tenacemente a lui. Il prato Filippi divenne cortile per le ricreazioni, palestra di giochi, di ginnastica, di musica, luogo sacro per le confessioni, la predicazione, il canto e la preghiera.
E’ il periodo in cui molti amici e nemici cercarono di persuadere don Bosco dall’abbandonare l’impresa dell’Oratorio. O almeno ridurre il numero dei ragazzi. Don Bosco fu creduto pazzo da alcuni sacerdoti di Torino che tentarono di rinchiuderlo nel vicino manicomio (l’attuale Anagrafe di via Giulio), ma lui con uno stratagemma riuscì a far condurre chi lo voleva rinchiudere. Al manicomio, infatti, invece di don Bosco, arrivarono, furbescamente rinchiusi da lui nella carrozza, i due sacerdoti che pensavano di aver a che fare con un pazzo.
Ma anche dal prato dei fratelli Filippi don Bosco fu costretto ad andarsene. I proprietari temevano che i giovani avrebbero distrutto anche le radici dell’erba.
Su quel prato, l’ultima domenica in cui aveva il permesso di rimanere, mentre da solo passeggiava con le lacrime agli occhi, avviene l’incontro con Pancrazio Soave, che lo condusse a vedere una tettoia che si trovava sul retro di una casa di proprietà di Giuseppe Pinardi. Era giunto alla meta.
La domenica successiva, solennità di Pasqua (12 aprile 1846), con i suoi ragazzi si trasferì nella tettoia Pinardi, trasformata in Cappella.
Negli anni successivi nel prato dei fratelli Filippi fu costruita una fonderia di ghisa.
 
1876-casa-Moretta-WebIl primo oratorio femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice (vedi immagine 2)
Nel 1875 don Bosco aveva comprato la vecchia casa Moretta e il terreno annesso, su cui avevano costruito anche un’altra casa, che divenne la prima costruzione per l’ospitalità di parenti, amici, visitatori a Valdocco.
L’anno dopo, 1876, quattro anni dopo che a Mornese era nato l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, don Bosco desiderava anche un Oratorio femminile a Valdocco, accanto al Santuario dell’Ausiliatrice. Arrivarono sette suore da Mornese per iniziare questa nuova opera sotto la guida e l’assistenza di don Bosco.
PiazzaMA-1910-WebLa provvidenza dispose che esse iniziassero l’opera presso la stessa casa Moretta dove don Bosco trent’anni prima, per alcuni mesi, aveva piantato la tenda del suo Oratorio. E qui vi rimasero fino al 1910 quando si trasferirono nella nuove costruzioni realizzate a sinistra della piazza Maria Ausiliatrice (dove ancora oggi svolgono la loro preziosa opera).
 
 
1910-casa-Moretta-WebChiesa del Sacro Cuore (vedi immagine 3)
Nel 1890 don Rua, affinché le ragazze accolte in quel primo oratorio femminile avessero un luogo di preghiera, fece costruire la chiesa del Sacro Cuore.
Nel 1910, trasferita l’opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice nella nuova sede ed eretta a Parrocchia il Santuario dell’Ausiliatrice, la chiesa divenne la “Succursale” della nuova Parrocchia.